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giovedì 2 febbraio 2012

PSICOPOLIZIA ecco una nuova dittatura...


CONTROLLO SOCIALE "ALTERNATIVO"



 IL CASO DI DAVIDE OMET..



DIVULGATE  visto che la stampa ignora la gravissima problematica dei TSO


(TRATTAMENTI SANITARI OBBLIGATORI IN AMBITO PSICHIATRICO)






IL TSO come mezzo di controllo sociale


IL VERGOGNOSO CASO DI DAVIDE OMET e i messaggi disperati di sua mamma

Questo messaggio è rivolto a chiunque ritiene di essere dotato di sentimenti umani. Chi lo riceve impropriamente abbia la cortesia di scusarci.

Il messaggio è urgente perchè Davide sta per essere sottoposto a interdizione.

In particolare  viene inviato a persone che hanno un ruolo o semplicemente lavorano nelle pubbbliche istituzioni della regione FVG.  Non essendo pubblicati gli indirizzi email dei consiglieri comunali di San Daniele, i funzionari presenti nella mailing list sono pregati di inoltrare questo msg al consiglio comunale.
I consiglieri comunali di Trieste, leggendaria culla e capitale della salute mentale che vanta le origini  nello stesso Basaglia, possono intercedere presso i signori Rotelli e Dell'Acqua, con i quali parecchi consiglieri e lo stesso sindaco Cosolini sono in buon rapporto di amicizia 
E, per quanto riguarda l'amministrazione di sostegno (L'amm. di sost. più di un anno fa era andata a sequestrare Davide a Padova dove era curato dal Parco dei Tigli !) e per l'interdizione, si possono appellare all'autorevolissimo Paolo Cendon, di Trieste, la più alta autorità italiana in materia.

Riporrtiamo qui alcuni frammenti di corrispondenza fra persone sensibili ai Diritti Umani, aderenti al Comitato per Davide (persone di sei diverse regioni, finora), al Comitato Legalità Trieste, alla Rete per la Legalità e per  i  Diritti fondamentali, all'Associazione Mondiale Amici, Familiari e Malati Mentali.


La latitanza di Davide Omet e di sua madre è finita. Oggi pomeriggio 9 persone sono andate ad arrestarlo, o forse meglio dire sequestrarlo. 5poliziotti la psichiatra Righini, primario del CSM di San Daniele del Friuli (direttore di dipartimento Mario. Novello) la psichiatra Cagol dello stesso CSM la caposala  l'operatore D'Alessandro Non hanno permesso a Davide di farsi una borsa, nè alla mamma di salutarlo. Tutte le persone che lo hanno visto in libertà affermano che è molto migliorato con la cura blanda. che ha mantenuto durante la "latitanza". Al CSM ha passato anche 7 mesi di TSO. Impedivano alla mamma, agli amici, all'avocato di incontrarlo. Altro che 41bis! Inoltro l'appello della mamma: "Salviamo la vita a Davide". Io mi associo. Li conosco, hanno trattato dei giovani a Trieste nello stesso modo. La mamma ha usato le parole giuste.

Buongiorno, voglio informarvi che Davide Omet é completamente ìsolato dal mondo dentro il csm di s.daniele. La dott. Righini ha disposto che non possa ricevere visite né telef.  da nessuno. Non danno informazioni sulla sua salute né a me nè a nessuno. Gli hanno tolto il cell.  Chiunque abbia chiamato ieri e oggi il csm di s.Daniele non ha potuto nemmeno salutarlo. Vi invito tutti a chiamare il csm e a verificare. Servirà come testimonianza. Andate a trovarlo, accertatevi come sta , a me non é concesso. Vi supplico non lasciatelo morire solo come un cane. Grazie.

Il numero di telefono 
del CSM di San Daniele è  0432.949750

Cari amici, è con immensa mestizia che vi scrivo, perché devo darvi una triste notizia: Davide è stato catturato oggi intorno alle 14 e riportato al c.s.m. di S. Daniele. Davide e sua mamma erano in un appartamento a Udine,  nessuno sapeva dove stava, neppure io. Non si capisce come siano riusciti a localizzarli in modo così preciso. Hanno suonato esattamente a quella porta là non ad altre. Hanno subito minacciato di buttar giù la porta.
Davide e la mamma si erano nascosti in bagno. Sono venuti a prenderli in 9 persone: 1 poliziotta, 4 poliziotti, due psichiatri, un infermiere e un operatore sanitario. Non avevano mandato di perquisizione per cui in teoria non sarebbero dovuti neppure entrare. Non hanno lasciato che la mamma si congedasse abbracciando suo figlio. Non hanno lasciato che Davide si cambiasse e quindi l'hanno portato via con la tuta che aveva addosso. Hanno acconsentito (bontà loro) che Davide si mettesse le scarpe, altrimenti stava uscendo in ciabatte.

Inutile dirvi che la mamma è affranta. Non so cosa si potrà più fare. E' certo che non riuscirà più a vedere Davide. In tutti questi anni si è creato un conflitto insanabile tra lei e i sanitari di San Daniele. E' andata a prenderlo la stessa dott.ssa Righini che è quella che ha rinnovato il TSO per 5 mesi, che ha provocato le crisi distonica con l'Haldol e che ha somministrato dosi da cavallo di Leponex (500 mg.) dosi che in passato hanno stroncato Davide provocandogli uno "sfinimento vitale" e questo non lo dice la mamma ma è scritto del prof. Cioni, ma anche dal dott. Pinzani e dott. Galvagni ... ..............  

La mamma vorrebbe che qualcuno andasse a trovare Davide a S. Daniele per dirle come sta. Io penso che non ce lo lasceranno vedere e non lo lasceranno neppure telefonare (il che è anticonstituzionale), ma così è già successo in passato. La parlamentare radicale Rita Bernardini sarà a Trieste per la contro inaugurazione dell'anno giudiziario sabato davanti al tribunale di Trieste. Sarà messa al corrente di quanto succede in questa regione.

Davide Omet aveva espresso l'intenzione di morire qualora la segregazione psichiatrica non fosse cessata. Questo , giä dal mese di settembre scorso. Mai prima egli aveva parlato di morte, essendo molto legato alla vita e fiducioso di poter attuare quei progettì di vita libera che tanto gli stavano a cuore. Ora io temo per la sua vita. Lui sa che le uniche prospettive per lui sono l'interdizione e la psìchiatrizzazione. Ci stanno portando entrambi al suicidio.
Il provvedimento in sé autorizzava soltanto un accertamento delle condizioni di salute a beneficio di persona libera e giuridicamente non incapace, da attuarsi perciò con mezzi ordinari e senza recare alla persona ulteriore stress, danno e tantomeno con violenza e privazione della libertà (che il solo amministratore di sostegno non ha affatto il potere di disporre).

Con riferimento dunque all'appunto che ho già inviato in merito, osservo che dalla sequenza oraria che rilevi appare probabile che irruzione e prelievo siano stati eseguiti in base a questo provvedimento in sé non idoneo ad autorizzarli.

Il che farebbe dell'intervento un abuso grave provato ed immediatamente denunciabile e perseguibile

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video delle iene


http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/279544/pelazza-assistenti-sociali.html 
la vicenda si svolge a Torino

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altro messaggio della mamma di Davide:
"Oggi sono due anni che Davide Omet è recluso nelle strutture psichiatriche. Nessuno può uscire indenne da una simile violenza fisica, morale, psicologica e clinica. Chi è oggi mio figlio? Che ne sarà di lui dopo l'interdizione? Come fare per sopravvivere a tanto sfacelo?. "
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Nota della redattrice
ALLE ORE 8,12 DEL 3 FEBBRAIO 2012

ho chiamato il CSM del San Daniele e mi sono qualificata come medico con nome e cognome, chiedendo se potevo salutare Davide Omet. La signora  a telefono mi ha risposto di aspettare un attimo che  sarebbe andata a vedere se voleva venire al telefono e poi mi ha detto. 

"Davide adesso non vuole venire a telefono". Allora le ho chiesto: "se vengo lì posso venire a visitarlo vero? Sempre se Davide è disposto"
Risposta: "no perché adesso i medici hanno stabilito che non può vedere nessuno"
Domanda: " ma se dovesse venire sua mamma neppure gliela fate vedere?"
Risposta: "no, al momento no"
Domanda: "lo sanno i medici  che le relazioni famigliari proprio durante il TSO sono raccomandate dai protocolli d'intesa Stato-Regioni, proprio per far sentire meno vulnerabile il paziente?"
Risposta: "Ma lei conosce la privacy? Se il paziente non vuole vedere nessuno ne ha il diritto"
Domanda: "La privacy non c'entra, lei mi ha appena detto che I MEDICI hanno disposto per la criticità che non può vedere nessuno e io le sto dicendo che soprattutto nella criticità questo  è controindicato"
Risposta: "ma lei  come si permette? In che qualità dice questo e chiama?"
Domanda:" mi permetto perché sono UN MEDICO che innanzitutto ha giurato di agire sempre per il bene dei pazienti"
Risposta: "Non siamo tenuti a dare informazioni"
Domanda: "allora dica ai colleghi che stanno agendo contro la  medicina, contro la legge e stanno   forse commettendo il reato di abuso e di sequestro di persona"

Mi ha chiuso il telefono in faccia
FIRMATO E SOTTOSCRITTO
Dott.Agnesina Pozzi
che autorizza ad utilizzare questa testimonianza
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e mail al Sindaco di San Daniele del Friuli
sindaco@comune.sandanieledelfriuli.ud.it
inviata il 3 febbraio 2012


Egregio Signor Sindaco
ho pubblicato un messaggio relativo al drammatico caso di Davide Omet

Compresa la telefonata fatta al CSM stamattina.
Le linee guida in merito ad ASO e TSO e i protocolli stabiliti
dalla Conferenza Stato Regioni prevedono che durante il TSO il paziente possa mantenere i contatti con i suoi famigliari proprio per sentirsi meno vulnerabile anche qualora fosse sottoposto a contenzione.
Al CSM i medici hanno disposto che per la "criticita" Davide non può vedere nessuno e tra poco sarà interdetto.
Com'è possibile, in una società sedicente civile sopportre tutto quello che accade nel territorio di Trieste, visto che questo caso non è  purtroppo l'unico?

Lei ha il dovere isituzionale di tutelare i suoi cittadini
ma io mi appello al suo dovere morale di uomo, di fare quanto nelle sue possibilità,  affinché Davide non sia interdetto; e di controllare PERSONALMENTE, in quanto ne ha l'autorità giuridica, la salute e le condizioni di DETENZIONE (perché di detenzione si tratta,
queste dinamiche non sono curative, sono sfacciatamente dittatoriali per un gran numero di pazienti di cui si è letta la storia in internet in quel di Trieste) del suo cittadino ed adoperarsi presso gli organi competenti
per quanto in suo potere.

La saluto cordialmente
auspicando un suo sollecito intervento
Dott.Agnesina Pozzi

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Ho ricevuto un appello di aiuto che non ho potuto ignorare, pur non conoscendo Davide personalmente, ma l’umanità 
dovuta a chi soffre può farci perdonare ed accomuna tutti.
Mi sono resa disponibile a telefonare anch'io al CSM di Trieste per sentire come sta Davide. Ho chiamato sabato mattina fornendo i miei dati. La prima signora che ha risposto mi ha passato subito una collega. Questa aveva una voce dolce e con delicatezza, quella della normale educazione, 
mi ha informato sullo stato di salute di Davide, dicendomi 
che era in passeggiata e che stava bene. 
Mi ha chiesto se volevo parlare con la sua referente. 
Ho acconsentito con piacere. Dopo la mia presentazione con i riferimenti di chi mi aveva contattato, la caposala, 
ha iniziato subito con tono imperioso, richiamando la 
privacy in nome della quale non poteva rispondermi. 
Sovrapponendo la voce, continuava a dire che la 
situazione era stata decisa dal Tribunale e non poteva 
parlarmene. Non volevo nè entrare nei dettagli personali che non mi competono e tanto meno sapere quanto già 
seguono gli avvocati, ma chiedevo solo indicazioni su 
Davide, se stava bene. Non mi sembrava una domanda che potesse mettere in crisi qualcosa e poteva essere detta 
qualunque risposta, purchè in modo educato, senza 
utilizzare un trattamento simile, quasi urlato. 
Se non avessi acconsentito all'ulteriore passaggio di 
telefonata, sarei stata felice di avere fatto qualcosa, senza 
rimanere impassibile davanti alla sofferenza, ed avrei cercato di tranquillizzare il Sig. Mario, informandolo di quanto di 
positivo mi era stato riferito. Invece ascoltare da subito quei 
toni, mi ha talmente scosso che mi sono messa nei panni 
della madre di Davide ed ho sentito lo stesso trattamento da lei subito addosso a me. Quindi mi è venuto spontaneo dire alla caposala che il suo modo di rispondere mi aveva messo dei dubbi, ricevendo in risposta un "ma come si permette". 
Fare una domanda è lecito in un paese democratico, 
la risposta poteva essere generica, tale da non ledere la 
privacy, ma rimanere cortese. Invece questo non è avvenuto, anche se il mio intento era quello di aiutare, inserendomi 
in un contesto di per sè delicato, ma per solidarietà ed 
umanità si può scusare tutto.
Ho provato a descrivere quanto avvenuto nel corso di questa conversazione che mi ha fatto parecchio male dentro. 
La calma, la pazienza, oserei dire la dolcezza e l'amore sono le virtù che dovrebbero distinguere chi sta vicino alle 
persone che soffrono per disturbi mentali, bisognose di 
aiuto, quello umano, non quello urlato. Con problemi di 
salute, non è auspicabile trovarsi in situazioni simili.
Vicina con grande affetto a Davide ed alla sua mamma, 
un caro saluto 
Angela Donati - Bologna

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Per informarsi sul caso ormai (grazie al prezioso impegno civile dei blogger) 
basta cercare con Google:  "davide omet"

Chi volesse inviare un msg alla mamma di Davide:


SCRIVE LA MAMMA DI DAVIDE OMET



Vi racconto un po' di mio figlio Davide Omet, la persona splendida che
lo stato italiano vuole interdire,vuole spegnere per sempre, a 35 anni.
Perché ognuno di voi sa che cos'è un'interdizione, vero? E' la morte
civile di un individuo, è la riduzione di una persona a oggetto da
gestire, è sancire la fine di ogni progetto, di ogni pensiero, di ogni
sentimento,di ogni iniziativa di quella persona. E' stroncare ogni
anelito, sogno, affetto, volontà, scelta di vita: è ridurlo alla
schiavitù di un tutore che dispone della sua vita, del suo tempo, della
sua collocazione (ad es. per tutta la vita in fondo a un manicomio) e
che non di rado ci specula sopra. La persona interdetta non ha più
identità, né privata né sociale: se si sente male o è semplicemente
scontenta della vita che fa, non può esprimerlo, o meglio è come un
grido al vento perché è il tutore e solo lui che decide della vita di
quell'individuo.

L'interdetto è un residuo sociale  che la società mette al bando,
sottraendogli ogni diritto umano e civile. Nemmeno innamorarsi o avere
dei figli è concesso alla persona interdetta, né un lavoro, una
retribuzione salariale, una vita privata. Non può guidare un'automobile,
non può frequentare scuole o corsi, non può andare a un concerto, se il
tutore non lo autorizza. Nemmeno il diritto a una scelta religiosa o
esistenziale spetta all'interdetto che si vede escludere anche
dall'acquisizione di beni e dall'asse ereditario. Un nulla, una cosa.
Addirittura meno di un animale. Pensate ora alla giovane vita di Davide,
ancora aperta a tutte le possibilità, tutte quelle comunque che lui
sarebbe in grado di darsi, pensate a un ragazzo, come lui è, di
quoziente intellettivo superiore alla media, di ottima cultura,
diplomato al liceo scientifico ed ex studente universitario. Uno
sportivo molto dotato - è stato portiere dell'Udinese negli Under 18 -
un ragazzo aperto, sempre sorridente, empatico e con straordinarie
capacità di relazione.

Un pacifista, appassionato di discipline orientali e interessato al
"Tao" e a tutto ciò che può migliorare  e riequilibrare la vita su
questo nostro pianeta. Un salutista, innamorato della natura e della via
bio-energetica, che aborre la violenza, le ideologie e i metodi
coercitivi, un ragazzo che frequentava, fino a pochi anni fa, la Scuola
nazionale di shiatsu, per divenire operatore di quella disciplina ed
era, a detta della sua insegnante, il migliore del corso. Davide guidava
la macchina, la moto, si spostava in treno e in aereo con la
disinvoltura delle persone libere ed emancipate. Gli piacevano le
ragazze e l'ultima che ha avuto è stata per lui particolarmente
importante. A casa lo si vedeva poco, la sua dimensione era il sociale,
aveva un sacco di amici ed era al centro di grande considerazione,
ovunque andasse e qualsiasi cosa facesse.

Davide era ed è una di quelle rare persone che, senza mai avere
l'intenzione di farlo,ti insegnavano qualcosa, dotato di saggezza
innata, capace di portare equilibrio anche in situazioni conflittuali o,
come io ho riconosciuto tra le lacrime: il mio maestro. E' stato lui
infatti a spiegarmi l'importanza di alcune scelte fondamentali
nell'alimentazione e nello stile di vita e devo a lui se oggi sono una
donna consapevole dell'urgenza di scelte che rispettino gli equilibri
dell'individuo e quindi del pianeta,una donna capace di accettare le
diversità, aperta al concetto che  tutto è uno e che nessuno si salva da
solo". Mio figlio, come tutti i giovani, aveva molti ideali e molti
progetti. Studiava filosofia e forse pensava a una vita non di
provincia, dato anche il suo grande amore per i viaggi.

Oggi posso tranquillamente affermare che, fin da piccolino, è stato un
leader, la gente lo seguiva come il pifferaio magico: era benvoluto e
amato dappertutto e ricambiava tutti con la stessa moneta. Un giorno,
questa persona meravigliosa ha un momento di crisi. Il voltafaccia del
padre, che si risposa e lo chiuderà di fatto fuori dalla sua vita,
arrivando a privarlo anche del denaro che spettava a Davide di diritto e
alcune delusioni legate alla condizione di cinismo delle persone  e
della vita stessa con cui molti di noi hanno avuto a che fare,gli
schiudono un panorama molto buio, col quale una persona solare come lui
stenta a confrontarsi.

Un calo di rendimento, disturbi del sonno, turbe dell'umore sono nuovi
elementi con cui deve, suo malgrado, confrontarsi. Una volta si chiamava
esaurimento nervoso, oggi si scomodano diagnosi psichiatriche per
significare la stessa cosa. Il ragazzo prodigio, improvvisamente in
calo, mette in crisi tutti i suoi sostenitori: i parenti lo
abbandoneranno progressivamente, gli amici a poco a poco prenderanno le
distanze e così le ragazze: l'adolescente che aveva perso un treno si
ritroverà, anni dopo, ostaggio della psichiatria e senza neanche la
stazione. Come si sia reso possibile tutto ciò è presto detto. Come
nella vita, alcuni incontri possono essere fatali per ciascuno di noi,
così sarà per mio figlio l'incontro con la psichiatria, mondo parallelo
e kafkiano  che a poco a poco lo inghiottirà, costringendolo a degli
standard comportamentali e di cura che ne mineranno la salute
psico-fisica, ma soprattutto l' anima. Davide infatti non capisce e non
accetterà mai il ricatto psichiatrico che si pone come unico
interlocutore in caso di disagio psichico. Non capisce e non accetta che
un libero cittadino deva curarsi per forza nelle strutture psichiatriche
pubbliche quando desidera seguire altri tipi di terapia e altri contesti
di cura.

In particolare dopo le molte cure sbagliate, invasive e lesive
praticategli dalla psichiatria pubblica friulana dal 2001 in poi: veri e
propri accanimenti terapeutici, suffragati da atteggiamenti persecutori
da parte del padre che ormai lo consegna alla psichiatria a ogni sbalzo
d'umore (di Davide) con il plauso delle relative maestranze terapeutiche
che gridano ai misfatti di Davide e di sua madre che rifiutano le buone
cure di stato e incensano il bravo papà che consegna il figlio ai centri
di salute mentale. Già dal lontano 2001 gli stessi psichiatri curanti
evidenziano le gravi intolleranze di Davide Omet ai neurolettici e lo
annotano in cartella clinica. Incredibilmente però mio figlio verrà
sottoposto agli stessi identici protocolli a ogni ricovero ospedaliero,
incorrendo in gravi crisi acute neuro-distoniche, collassi
cardiocircolatori, effetti collaterali di ogni tipo, senza che NESSUN
MEDICO FERMI QUESTA MACCHINA DI MORTE E DI ACCANIMENTO TERAPEUTICO che
lascia ogni volta Davide più spossato, terrorizzato, ma soprattutto CON
EVIDENTE PEGGIORAMENTO DELLA SUA SALUTE FISICA E MENTALE.

Ogni tentativo, a questo punto legittimo e sacrosanto di mio figlio di
seguire percorsi di cura più adeguati al proprio profilo clinico viene
in tutti i modi osteggiato dal padre di Davide che non esita a
richiedere alla psichiatria e alla magistratura misure sempre più
repressive e restrittive - che otterrà - che si concretizzeranno in
ricoveri, prese in carico, fino alla incredibile nomina di un
amministratore di sostegno, cosa di cui Davide non aveva alcun bisogno.
Tale nomina, nella persona di un avv. sconosciuto ed estraneo alla
famiglia, servirà al mio ex marito e ai servizi per allontanare Davide
da me e dal sostegno che gli avevo sempre fornito, oltre a togliermi di
mezzo a tutti gli effetti, anche giuridici: E' in queste condizioni che
Davide subirà il suo primo TSO a S. Daniele del Friuli che verrà
rinnovato dalla dott. Righini, primario di quel centro, tenetevi forte,
PER CINQUE MESI CONSECUTIVI, nei quali mio figlio è stato privato di
tutti i diritti umani e civili, impedito di fare e ricevere telefonate,
di ricevere visite, persino di raggiungere il bar dell'ospedale, privato
del denaro e del cellulare: il tutto con l'avvallo dell'amministratore
di sostegno che lo ha gestito da subito come un incapace e amministrato
come un barbone, mettendogli a disposizione, per tutte le sue necessità
la somma di 150 euro mensili!

Dal 2 febbraio 2010 a tutt'oggi sono trascorsi PIU' DI DUE ANNI, Davide
Omet è rimasto sequestrato nelle strutture psichiatriche, annientato con
terapie delinquenziali e misure segregative e punitive degne di un
criminale mafioso. Chiarisco che non vi è documento sanitario o
giuridico in cui mio figlio venga segnalato come pericoloso o autolesivo
e che quindi tutte le misure restrittive adottate nei suoi confronti
sono abusi di potere, reati civili e penali oltre a quelli di
accanimento terapeutico e procurato danno biologico. Ora, non potendo
più giustificare in alcun modo il perdurare del sequestro di persona di
Davide Omet, la macchina psichiatrico-giudiziaria ha messo in scena
l'ultimo atto della sua violenza repressiva: L'INTERDIZIONE, con la
quale consegnare mio figlio alla morte civile, allo scempio della
propria identità,a una vita spezzata a soli 35 anni.

FERMIAMO QUESTA MACCHINA DI MORTE. LIBERIAMO DAVIDE OMET DALLA
PERSECUZIONE PSICHIATRICO-GIUDIZIARIA. RIDIAMO SPERANZA E PROGETTO ALLA
SUA VITA FERMANDO IL PROCESSO DI INTERDIZIONE.

Ve lo chiedo come mamma e come cittadina. Se ancora vogliamo poter
credere DI FAR PARTE DI UNA SOCIETA' DEMOCRATICA.

Grazie.  Flavia 




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